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Illustre Professoressa Severino,
il comunicato stampa della Corte Costituzionale che annuncia l'eccesso di delega del D.lgs 28/2010, in relazione al tentativo obbligatorio di conciliazione in alcune materie del contenzioso civile, ha generato sui fronti opposti allarmismo (“la fine della mediazione”) ed entusiasmo (“la fine della privatizzazione della giustizia”) ingiustificati, che ostacolano gli sforzi di tutte le persone – Lei in testa – impegnate a risolvere i gravi e risalenti problemi della giustizia nel nostro Paese, e non aiutano a trovare una soluzione.
Sino alla lettura delle motivazioni della sentenza, nessuno può dire con certezza se la Consulta sia entrata nel merito delle questioni sollevate ovvero, ritenendo l'eccesso di delega “assorbente”, le abbia lasciate irrisolte. Se però, come pare dal testo del comunicato, la Corte Costituzionale ha riscontrato unicamente un vizio di forma, senza censurare gli aspetti sostanziali della normativa, si pone l'esigenza di un pronto intervento correttivo di quel difetto formale. Diversamente, si rischia di disperdere prematuramente quel patrimonio di conoscenze, di esperienze, di strutture sul territorio e soprattutto di risultati concreti che il “movimento ADR” rappresenta oggi in Italia. Con l'ulteriore e paradossale conseguenza, visto anche l'incerto quadro giuridico attuale, che la vicenda della mediazione finisca addirittura per complicare, invece che contribuire a risolvere, i problemi della nostra giustizia civile.
All'attenzione Sua e dell'opinione pubblica vorremmo allora offrire le seguenti considerazioni:
- la mediazione alimenta valori collettivi (dialogici, relazionali e di auto-determinazione nei conflitti) fondamentali per lo sviluppo armonico della società;
- la mediazione richiede a tutti un radicale, e non facile, cambio di mentalità e atteggiamenti;
- dal 1993 al 2011, la legislazione in materia di mediazione volontaria ha prodotto risultati culturalmente apprezzabili, ma numericamente molto al di sotto delle aspettative, e comunque dei bisogni;
- dal 21 marzo 2011, quando il tentativo di conciliazione è divenuto condizione di procedibilità, in taluni casi, il numero delle mediazioni e degli accordi mediati è cresciuto esponenzialmente;
- il 77% delle mediazioni avviate da marzo 2011 a oggi sono frutto della condizione di procedibilità (e la parte restante è di gran lunga superiore al totale delle mediazioni volontarie prima di quella data, a riprova di un positivo “effetto traino” del tentativo obbligatorio);
- la mediazione è un impegno assunto in sede comunitaria, e il modello italiano ha già riscosso importanti consensi a livello internazionale; in particolare:
- nella lettera di chiarimenti all'Unione europea dell'allora Ministro Tremonti, tra le misure adottate e da adottare per migliorare la giustizia civile si menziona non solo il Dlgs. 28/2010, ma addirittura la necessità di estendere il meccanismo della condizione di procedibilità (rispettivamente, pag. 32, e pag. 34, punto 6) della lettera);
- il Parlamento europeo, con la Risoluzione del 13 settembre 2011 (punti 8-10), ha indicato espressamente nel Dlgs. 28/2010 un modello efficace di mediazione, e con l'interrogazione alla Commissione del 12 ottobre 2012 ha chiesto conto di quelle legislazioni che non generano mediazioni in numero sufficiente, rendendo di fatto inattuato l'articolo 1 della Direttiva 2008/52/CE;
- Nils Muiznieks, Commissario ai diritti umani presso il Consiglio d'Europa, ha riconosciuto l'importanza in Italia del meccanismo del tentativo obbligatorio di conciliazione, in talune materie;
- la mediazione puramente volontaria non ha generato risultati apprezzabili in alcun paese al mondo; da qui l'universale e immediata richiesta, dopo l'annuncio della decisione della Consulta, di maggiori incentivi che però, specie di questi tempi, sono difficilmente ipotizzabili;
- il ruolo dell'avvocato nella mediazione deve essere valorizzato, poiché la presenza del difensore consente alla parte di prendere più consapevolmente decisioni che possono avere effetti sull'eventuale giudizio successivo.
In aggiunta a quanto sopra, come Lei stessa notava all'indomani del comunicato della Consulta, le riforme richiedono tempo per produrre risultati, ma la “riforma” della mediazione, come la definisce la Legge delega, nr. 69/2009, ha già portato esiti positivi, che meritano d'essere chiariti, resi noti, preservati e ulteriormente migliorati. In particolare:
- l'attuale tasso di successo nazionale della mediazione, pari al 50% (circa 24 mila accordi raggiunti su 48 mila procedure in cui le parti si sono sedute al tavolo con il mediatore), genera risparmi di tempo straordinari alla collettività: ogni singola mediazione di successo (durata media 50 giorni), evitando un processo che nel solo primo grado dura mediamente 1.000 giorni, porta infatti a un risparmio di 950 giorni, mentre la singola mediazione fallita un aggravio di soli 50 giorni;
- in termini di costi, un recente studio di Unioncamere indica in oltre 480 milioni i risparmi ascrivibili alla mediazione nel solo periodo settembre 2011-2012;
- il numero degli accordi mediati, e il relativo il tasso di successo della mediazione, non può essere confuso con il numero totale delle procedure avviate, che include quelle – e sono purtroppo tantissime – in cui la parte convocata non si presenta neppure (trovare un accordo mediato senza andare dal mediatore è come pretendere di farsi curare dal medico senza permettergli di visitarci);
- con l'aumento – opportunamente stimolato – del tasso di adesione alla mediazione, i benefici per la collettività crescerebbero più che proporzionalmente.
La politica ha il dovere di esigere dai cittadini comportamenti socialmente utili (indossare la cintura di sicurezza in macchina e il casco in moto, avere un'assicurazione RC auto, fare la raccolta differenziata dei rifiuti, e così di seguito) che, per quanto anche individualmente vantaggiosi, non vengono tenuti spontaneamente, né risultano ottenibili con incentivi più blandi. Nel caso della risoluzione delle controversie civili, è inoltre assai significativo che anche chi ha da sempre apprezzato la mediazione come metodo di componimento delle liti fondato interamente sulla volontarietà, di recente, riconosca che il meccanismo del tentativo obbligatorio, in taluni ambiti, sia indispensabile per avviare un ambizioso percorso di crescita culturale di tutti gli operatori della giustizia.
Per questi motivi, promotori e aderenti a questa iniziativa Le chiedono di valutare l'opportunità di un intervento legislativo che reintroduca tempestivamente il meccanismo della condizione di procedibilità, valorizzando il ruolo dell'avvocato e su base sperimentale, al fine di valutare approfonditamente sul campo, con la serenità e il tempo necessari, l'effettivo potenziale della mediazione delle liti civili e commerciali in Italia.
Con i migliori saluti e auguri di buon lavoro,
i promotori,
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ILA (21)