Da il giornale.it - on line il 27/01/2009.
Roma - La condanna della giustizia è autorevole. E dunque più pesante. La crisi del settore in Italia "ha superato ogni limite di tollerabilità". Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nel corso della relazione annuale sull’amministrazione della giustizia in aula alla Camera. "Il più grande nemico della giustizia - ha affermato - è la sua lentezza che coinvolge negativamente lo sviluppo del Paese. Il più grande alleato è la grandissima maggioranza dei magistrati che ha vinto il concorso e svolge il suo lavoro con zelo e onestà".
Le riforme Il Guardasigilli durante la relazione alla Camera promette: "Procederemo alle riforme ordinamentali e processuali" sia in materia penale che civile. "La questione giustizia - dice - è un vera priorità nazionale. C’è un’emergenza penale e civile che coinvolge negativamente anche lo sviluppo economico del Paese". Insomma, "c’è la necessità improcrastinabile di recuperare la credibilità del sistema da parte dei cittadini. La conservazione dell’esistente non è più ipotizzabile". Per Alfano, infatti, bisogna tener conto dei principi del "giusto processo, sancito nella Costituzione", ma non ancora "entrato nell’esercizio processuale quotidiano".
Controlli Per il Guardasigilli, poi, bisogna "ridare con urgenza dignità alla giustizia civile, eliminando il macigno dei procedimenti arretrati. Non meno ambizioso - ha poi aggiunto il ministro - il progetto in materia di giustizia penale" per Alfano bisogna intervenire per garantire un "diritto processuale giusto, rispettoso delle esigenze investigative e della dignità delle persone". Poi, Alfano promette modifiche nel "sistema di controlli efficaci per verificare la professionalità dei magistrati, per garantire che il loro operato non sia mero arbitrio o autoreferenzialità". Non solo: serve "un sistema che sappia individuare magistrati in grado di dirigere gli uffici per capacità e non per appartenenza alle correnti, con un sistema di nomine che ricorda sempre più un criticatissimo manuale che faceva parte dell’armamentario della prima Repubblica".
I numeri Al 30 giugno 2008 la giustizia italiana era gravata da un ritardo "impressionante": secondo i dati forniti dal ministro della Giustizia nella sua relazione annuale alla Camera, c’erano "5.425.000 procedimenti civili e 3.262.000 procedimenti penali pendenti". Non solo: per Alfano il "vero dramma è che il sistema non solo non riesce a smaltire l’arretrato, questo spaventoso arretrato, ma arranca faticosamente senza riuscire neppure ad eliminare un numero almeno pari ai sopravvenuti, alimentando così ulteriormente il deficit del sistema". Non solo: secondo i dati forniti da Alfano, la giacenza media dei procedimenti civili ordinari è di circa 960 giorni per il primo grado e di circa 1.509 giorni per quelli in appello. Per quelli penali è invece di 426 per il primo grado e di 730 giorni per l’appello.
Le intercettazioni Il ministro denuncia uno "spreco di denaro dei cittadini per il pagamento delle intercettazioni telefoniche e ambientali". Il monitoraggio voluto dal ministero della Giustizia ha "messo in luce un andamento dei costi impressionanti": secondo Alfano, di fatto, "i procuratori della Repubblica non esercitano alcuna verifica su tale tipologia di spesa, ormai fuori controllo e si tratta - ha ricordato alla Camera il Guardasigilli - di centinaia di milioni di euro". Alfano, poi, ha promesso un "recupero" di denaro per la giustizia dal fondo unico giustizia. "Dopo questa fase di rodaggio - ha detto nella relazione sullo stato dell’amministrazione della giustizia alla Camera - il sistema di recupero metterà a disposizione della giustizia risorse che autoproduce e che a oggi non vengono utilizzate". In buona sostanza, dunque, Alfano ha promesso "un ulteriore cambio di passo sul controllo della spesa", che passerà da un "imprescindibile potenziamento delle misure di controllo": secondo il ministro, infatti "l’analisi costi-benefici è poco seguita negli uffici giudiziari", mentre ormai è imprescindibile "visto il costante contrarsi delle risorse disponibili".
Le carceri Alfano lancia l’allarme sul sovraffollamento delle carceri. Nel corso della relazione annuale alla Camera il Guardasigilli ha sottolineato "il preoccupante dato crescente del sovraffollamento delle strutture detentive. Gli effetti dell’ultimo indulto - ha riferito - si sono ben presto rivelati insufficienti e provvisori: si è passati dalle 43.957 presenze del giugno del 2007 alle 52.613 presenze del maggio del 2008. La scorsa notte hanno dormito nelle carceri italiane 58.692 persone.